Prendersi cura di chi cura
«A quanto pare, nella malattia, a lei è toccata la parte più faticosa. L’amore di mia moglie mi commuove. Dicono che la SLA non sia una malattia contagiosa, ma non è così. Le malattie importanti, quelle che ti cambiano la vita, sono sempre contagiose. Un cancro, un ictus, la SLA, si diffondono tra gli affetti più cari e, che lo si voglia o no, questi ne condividono le pene».
Paolo, malato di SLA
Chi vive ogni giorno accanto a questi malati viene definito “caregiver”, colui – molto più spesso colei - che cura. Sono figure sfocate, dimentiche dei propri bisogni e desideri, inghiottite dal lavoro di cura. L’impegno è enorme, può durare anche anni, spesso costellati di solitudine e sensi di colpa. Anche loro hanno bisogno di cura, un desiderio che non può essere censurato.
“Liberi nella cura” è stato lo slogan dell’edizione 2024 del Caregivers day, promossa da “Abitare le età”. La cura come cifra dell’essere umano, tappa che tutti percorrono, prima o poi, nel viaggio della vita. Caregivers, pazienti, medici e sanitari, volontari: tutti devono poter essere pienamente se stessi.
Liberi, appunto.
Pian piano lo sguardo si allarga dal malato a chi se ne prende cura, anche in ambito pubblico. I caregiver diventano parte del sitema di cura. A Bergamo è nato caregiverbergamo.it, un portale per fare incontrare offerta e domanda, promosso dall’Ats, in collaborazione con Asst, Collegio dei Sindaci, Ambiti territoriali e tante realtà del territorio.



